Pensare l’impensabile e provare a realizzarlo

Forse l’unica via per far sì che noi come persone e le organizzazioni di cui facciamo parte, riescano a sopravvivere.  Viviamo in un tempo di grandi trasformazioni, di forte complessità e di incredibili incertezze: dalla rapida evoluzione della tecnologia ai cambiamenti climatici, dalle turbolenze economiche alla demografia, tutto sta riplasmando il mondo secondo nuovi equilibri e visioni, a volte molto preoccupanti. 

Le sfide che ci attendono sono sistemiche e andrebbero affrontate nella loro globalità ma le classi dirigenti, invece, spesso le approcciano con i tradizionali “modelli” di analisi, pensando solo alle prossime scadenze, siano esse elettorali o finanziarie, e quasi mai con quello slancio emotivo tipico dei grandi statisti del passato. Il XXI secolo rappresenta e rappresenterà una grande sfida per tutti i sistemi sociali, ad iniziare da quello della formazione, in tutti i suoi ambiti. Rispetto a quanto accadeva nel precedente secolo, la vitalità del mercato del lavoro dipenderà sempre più da una buona base di competenze che andranno aggiornate costantemente. Sarà il continuo aggiornamento delle competenze a determinare sempre più il successo di una determinata comunità, organizzazione o Stato. L’aggiornamento continuo non è una delle tante opzioni possibili e non è nemmeno rallentabile: è l’unica opzione con la quale fare i conti. Quali competenze, oggi e domani, serviranno? Più di una autorevole fonte si è cimentata nell’indicare una lista di quelle necessarie. Tutte queste proposte discendono da un unico indicatore: quello di essere utili all’adattività della vita in generale e delle organizzazioni in particolare. Elenchiamo qui le principali: 

  • creatività, perché attraverso di essa sarà possibile pianificare la propria vita professionale e non solo, in relazione alle rapide mutazioni alle quali sarà soggetta; 
  • attitudine alla collaborazione, quale elemento fondante della nuova organizzazione del lavoro, nella quale alla gerarchia si è ormai sostituita la gestione orizzontale (a responsabilità diffusa), dei processi produttivi;
  • capacità critica, come elemento basilare per lavorare con efficacia in team;
  • formazione umanistica, soprattutto in ambito filosofico, disciplina estremamente importante per allenare la mente all’analisi del pensiero;
  • sapienza tecnologica, per comprendere quanto velocemente si stiano sviluppando l’intelligenza artificiale, i big data, la robotica, l’internet delle cose, la blockchain e quanto questi “elementi” modificheranno il modo di vivere delle persone e delle organizzazioni;
  • saggezza digitale, per far sì che la tecnologia contribuisca alla valorizzazione delle persone e non al loro annichilimento. 

Nel libro “il Futuro è aperto”, Karl Popper scrive: <<Il futuro è molto aperto, e dipende da noi, da noi tutti. Dipende da ciò che voi ed io e molti altri uomini fanno e faranno, oggi, domani, dopodomani. E quello che noi facciamo e faremo dipende a sua volta dal nostro pensiero e dai nostri desideri, dalle nostre speranze e dai nostri timori. Dipende da come vediamo il mondo e da come valutiamo le possibilità del futuro che sono aperte>>. Con il passaggio all’età postmoderna, la gamma dei futuri possibili si è ampliata enormemente, creando un clima di incertezza e di insicurezza che rappresenta uno dei tratti dominanti della vita sociale, politica ed economica contemporanea. Ma tutto dipende da noi. La possibilità di affrontare tutte le sfide che abbiamo di fronte non dipende più da ciò che già si conosce, ma da ciò che si avrà la possibilità di imparare. 

“Non puoi risolvere un problema con lo stesso tipo di pensiero che hai usato per crearlo”.

Questa frase spesso attribuita ad Albert Einstein (la paternità non ne mette comunque in discussione il valore) ci indica chiaramente la strada che va perseguita. 

Che fare?  

Ai manager, oggi, si richiedono “visione” e “competenze trasversali”, sempre più interconnesse e contaminate con altre discipline, e sviluppo di punti di vista innovativi, utilizzando strumenti di analisi e di azione creativi, dinamici e versatili. Il ciclo di vita delle competenze è e sarà sempre più breve. Con la consapevolezza di quanto ci indica la biologia contemporanea, abbiamo compreso che gli esseri umani sono fondamentalmente creature emotive e sociali. Il ruolo fondamentale delle emozioni per l’utilizzo delle conoscenze precedentemente acquisite nel prendere decisioni all’interno di contesti sociali, suggerisce l’interessante possibilità che i processi emotivi siano rilevanti per il trasferimento delle competenze e delle conoscenze (acquisite nel contesto formativo) a nuove situazioni e nella vita reale. 

Per affrontare questo contesto dalle molteplici sfaccettature, noi di Skills Management Group offriamo una indicazione a tutti coloro che guidano le organizzazioni: quella di superare le suddivisioni in silos sia concettuali sia operative e di spingersi verso una visione e un modus operandi “olistico” che fa della interconnessione e del continuo scambio dei fondamentali punti di forza per disegnare la strategia del cambiamento.  

Abbiamo una visione che vogliamo condividere: costruire – con la forza del racconto – un futuro in cui le PERSONE abbiano approcci mentali e competenze adatti a rendere sostenibili nel tempo le loro ORGANIZZAZIONI, valorizzandone L’IDENTITÀ. 

Ci offriamo per essere il RIFERIMENTO delle organizzazioni nella gestione dei loro processi di CAMBIAMENTO, affiancando le PERSONE e i TEAM per creare INSIEME a loro soluzioni innovative, integrate e misurabili, funzionali alle strategie e agli obiettivi definiti. 

Fondiamo il nostro agire su quattro punti fermi: 

  1. orientiamo le organizzazioni verso una nuova visione del business; 
  1. riconosciamo, connettiamo e valorizziamo i talenti per sviluppare le organizzazioni; 
  1. misceliamo conoscenze e saperi diversi per trovare soluzioni inattese; 
  1. gestiamo ogni processo di cambiamento valorizzando le opportunità offerte dalla digital transformation. 

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