IL MITO NECESSARIO
I miti sono fatti perché l’immaginazione li animi.
(Albert Camus)
Sapiens. Da animali a dèi è un approfondito e interessante libro. In esso, l’autore, lo storico Yuval Noah Harari, ci racconta che la vera differenza tra noi e gli scimpanzé è rappresentata dalla funzione di collante dei miti. I miti hanno conferito ai Sapiens la capacità, senza precedenti, di cooperare in maniera flessibile e in comunità formate da moltissimi individui. Ciò ha reso i Sapiens l’unica specie umana giunta fino ai giorni nostri.
In quanto fenomeno antropologico il mito, a partire dal secolo XIX, è stato oggetto di teorie che lo hanno interpretato, a seconda dei casi, come espressione di una fase dello sviluppo storico della comunicazione umana, come testimonianza di esperienze e pratiche primitive ritenute comuni a tutti i popoli, o, più recentemente, come l’espressione simbolica di credenze e comportamenti tradizionali, radicati nelle strutture profonde della psiche (e dunque essenzialmente universali, al di là delle differenze di forma) oppure prodotti di condizioni socio-economiche storicamente determinate e allo stesso tempo strumenti di coesione ideologica e di conservazione sociale.
Il termine mito deriva dal greco mythos, che significa ‘parola, racconto’. Nel linguaggio comune la parola mito indica qualcosa di favoloso o di irraggiungibile, che viene in qualche modo amplificato e allontanato dal reale. Nel suo significato primario tale termine rinvia invece al potere sacrale della parola che narra e, raccontando, crea mondi. Non appena gli uomini hanno iniziato a comunicare tra loro, hanno cercato di usare la parola per raccontare e per fornire, attraverso il racconto, spiegazioni e insegnamenti relativi al proprio mondo e alle proprie esperienze, elaborate sotto forma di miti e di leggende. La sterminata ricchezza ed il fascino delle narrazioni non deve farci cadere nell’errore di credere che i miti siano solo delle storie avvincenti create per divertire o intrattenere gli altri: il mito è molto importante, in quanto veicola i fondamenti morali, le credenze, i valori su cui poggia la struttura sociale di un popolo.
Attraverso i miti, i popoli antichi riuscivano a codificare e a trasmettere tutto ciò che era ritenuto importante per l’organizzazione, la sopravvivenza e la continuità della comunità.
Nel corso della storia, le organizzazioni hanno rappresentato un elemento importante all’interno delle società. I prodotti/servizi da vendere erano alla base e al centro della comunicazione; il racconto della personalità delle aziende è stato spesso collocato in secondo piano. Con l’evoluzione della società, però, si è imposto un cambiamento anche nella comunicazione delle aziende. In particolare, è dagli anni Novanta che la comunicazione si è adattata al contesto economico e sociale mutevole. Oggi, le persone sentono il bisogno di identificarsi con i valori che l’organizzazione rappresenta e non solo con i prodotti/servizi che vende. Per questo è importante strutturare un mito solido all’interno dell’organizzazione.
Ma capiamo di cosa si tratta nello specifico.
Con “mito solido” intendiamo l’insieme dei principi che caratterizzano il modo in cui un’organizzazione opera ed evolve. Comprende il suo scopo, la visione del futuro, le implicazioni etiche. Riflette principalmente l’identità e i valori su cui è basata e quelli che i suoi stakeholders si attendono. L’assenza di un mito o non averlo ben definito alle radici, potrebbe rivelarsi controproducente perché mancherebbe il collante, nel primo caso, o arriverebbe alle persone in maniera confusa, nel secondo. Il rischio inevitabile sarebbe di trovarsi in relazione con persone poco motivate e con atteggiamenti in contrasto con l’indirizzo che l’organizzazione vuole perseguire.
Un altro aspetto importante da considerare in relazione al mito e alla sua narrazione è la coerenza sia all’interno sia all’esterno dell’organizzazione. All’interno è utile per i processi decisionali, per creare un ambiente coeso e consolidare i rapporti tra le persone. Mentre all’esterno contribuisce alla percezione e all’immagine dell’organizzazione. Dalla filosofia stoica abbiamo imparato che il fine del nostro agire non può essere solo ricondotto all’obiettivo concreto, ma va cercato nel fine immanente dell’azione perché essa rappresenta la ragione stessa dell’agire. Affrontare qualunque processo di cambiamento richiede innanzitutto una consapevolezza. La consapevolezza della rilevanza del mito. Così, forse, potremmo comprendere perché a volte sia tanto difficile attuare i cambiamenti.
Guidare e realizzare efficacemente un processo di cambiamento significa innanzitutto rendere percepibile il mito che fonda l’organizzazione e, ove necessario, saperlo rinnovare. Il mito ha la funzione di rispondere alla domanda: perché esiste la nostra organizzazione? Ecco perché una leadership consapevole della necessità di una progettazione collettiva e caratterizzata da una visione ampia e fortemente legata alla immaginazione non può dimenticare il valore e la funzione del mito.
In conclusione, riprendendo l’affermazione di Albert Camus possiamo affermare che per affrontare la progettazione del futuro delle organizzazioni serve immaginazione e serve il mito per animarla.
Qual è il mito della vostra organizzazione?