Perché le emozioni sono parte integrante dell’apprendimento?
Mary Helen Immordino-Yang, psicologa dello sviluppo e neuroscienziata, insegna alla University of Southern California dove svolge attività di ricerca presso il Brain and Creativity Institute nel suo libro “Neuroscienze affettive ed educazione” mette in evidenza alcuni aspetti che spesso non vengono considerati in riferimento alle tematiche dell’apprendimento sia in ambito scolastico sia nei percorsi di sviluppo e aggiornamento degli adulti. In particolare, la comprensione dello stretto legame tra emozioni e apprendimento. La biologia contemporanea ci ha consentito di comprendere che gli esseri umani sono fondamentalmente creature emotive e sociali. Le emozioni costituiscono le basi della creatività, della fantasia e delle decisioni che prendiamo nel presente e per il futuro, in qualunque contesto. Inoltre, apprendiamo profondamente solo ciò che smuove emozioni e affetti. Le emozioni governano tutti i rapporti umani, permettendo di aprirsi al mondo e di entrare in relazione con gli altri.
Prendere confidenza con le emozioni ed imparare a riconoscerle vuol dire essenzialmente imparare a mettersi in discussione. Ad accettarsi, ad aprirsi al confronto, soprattutto apprendere il mondo e le cose del mondo. Non a caso emozione derivata dal latino “emotus”, participio passato di “emovere”, ossia trasportare fuori, smuovere, scuotere: l’emozione scuote, smuove, sempre. Nelle due decadi passate, una rivoluzione all’interno delle neuroscienze ha ribaltato le prime idee secondo cui le emozioni interferirebbero con l’apprendimento, rivelando invece che emozione e cognizione sono supportate da processi neurali interdipendenti. Per molto tempo ciò non è stato compreso pienamente e le emozioni sono state escluse da ogni approccio all’apprendimento perché non erano misurabili oggettivamente e perché potevano intralciare l’attività didattica, condotta con procedure rigide, rigorose e intransigenti. La tendenza dominante nei sistemi formativi è stata sempre quella di preferire principi lineari e curriculari, ignorando la complessità degli esseri umani e le loro peculiarità.
Le nuove scoperte scientifiche ci indicano, però, che non sono solo intelligenza e razionalità a determinare il successo nell’apprendimento. Le emozioni contribuiscono, altresì, all’interiorizzazione di saperi, al miglioramento dell’esperienza personale del discente che apprende coinvolgendo le proprie risorse emotive. L’apprendimento è dinamico, sociale e dipendente dal contesto, perché ci sono le emozioni che costituiscono una parte importante di come, cosa, quando e perché le persone pensano, ricordano e apprendono. Per lo sviluppo della personalità di chi deve imparare è necessaria, quindi, una forte relazione tra cognizione e affettività.
Tra i molteplici studi nel settore, particolarmente interessanti sono quelli dello psicologo e accademico Howard Gardner e dello psicologo e giornalista Daniel Goleman. Gardner dà molta importanza alle emozioni provate da chi è coinvolto in un percorso di studio. Lo studente che scopre con entusiasmo un mondo nuovo ed è stimolato nella sua curiosità, apprenderà con maggior successo e con minore fatica rispetto a un compito imposto che considera privo di interesse. L’accademico statunitense sostiene che se si vuole che certe conoscenze siano interiorizzate e successivamente usate, bisogna immetterle in un contesto capace di suscitare emozioni. Al contrario le esperienze prive di richiami emozionali saranno scarsamente coinvolgenti e ben presto cadranno nel dimenticatoio. Lo psicologo statunitense Daniel Goleman, sempre in tema di emozioni, riprende il concetto di“Intelligenza Emotiva”, già elaborato nel 1990 dai professori Peter Salovey e John D. Mayer nel loro articolo “Emotional Intelligence”. Dimostrando il valore che la componente emotiva ha per tutti gli individui, sia piccoli sia grandi, nell’ambito relazionale e di apprendimento.Il potenziamento dell’intelligenza emotiva diventa, quindi, fondamentale per il benessere psicologico che è dato dalla capacità della persona di trovare un equilibrio tra stati emotivi positivi e negativi. L’importanza delle emozioni nell’apprendimento va considerata anche dal collegamento esistente tra le stesse emozioni e la memoria. Infatti, le emozioni giocano un ruolo chiave nei processi cognitivi legati alla memoria. La forza dei ricordi, infatti, dipende dal grado di attivazione emozionale prodotto dall’apprendimento, per cui esperienze vissute con una partecipazione emotiva di livello medio-alto vengono catalogati nella nostra mente come importanti e hanno una buona probabilità di venire successivamente ricordati.
Per progettare percorsi e ambienti di apprendimento che consentano di agire sulle reazioni emotive delle persone è importante, quindi, comprenderne il ruolo che esse hanno nell’apprendimento e, soprattutto, bisogna capire cosa siano le emozioni. Da tutto ciò che è stato messo in evidenza sino a qui, ne consegue che la didattica, per essere efficace, deve includere la dimensione emozionale nei suoi processi. In questo senso, le emozioni e la loro gestione devono essere considerate come una vera e proprie competenze. Farle diventare una leva chiave per la didattica porta un importante contributo allo sviluppo delle persone in modo da considerare contemporaneamente e in maniera equilibrata gli aspetti razionale, emozionale e cognitivo. Se adeguatamente valorizzate nei percorsi didattici, le emozioni possono trasformarsi in risorsa, al pari del contenuto dell’azione formativa, perché l’alunno/discente non solo pensa ed elabora, ma “sente” e partecipa. Ecco perché dedicare la propria vita professionale all’insegnamento e alla formazione risulta possibile solo se siamo capaci, innanzitutto, di provare, riconoscere e gestire le nostre emozioni. Considerando l’imprescindibile ruolo delle emozioni, le nuove tecnologie sono un ostacolo o un aiuto nella creazione di programmi e percorsi formativi efficaci? Durante la pandemia generata dal Covid ci siamo visti costretti a mantenere le distanze. Quindi, per tutte le attività di apprendimento, scolastico o professionale, abbiamo dovuto utilizzare piattaforme di videoconferenza. Certo abbiamo mantenuto i contatti e potuto continuare a studiare e a formarci ma le piattaforme, per la loro tipologia di funzionamento, hanno notevolmente ridotto l’influsso della componente emotiva riducendo così l’efficacia dell’apprendimento.
Ora, l’evoluzione degli applicativi tecnologici grazie alla realtà immersiva e complementare potrebbe offrire l’opportunità di recuperare le “emozioni perdute”. Tali ambienti digitali rappresentano sicuramente un qualcosa di molto diverso rispetto aglistrumenti tecnologici già sperimentati sino ad oggi. Nelle attività immersive è presente, sia un coinvolgimento totale fisico e dei sensi (manca al momento solo l’olfatto), sia l’aspetto emozionale socioaffettivo. L’apprendimento immersivo coinvolgendo i sensi e l’intero corpo offre un’infinità di opportunità educative. Ciò che appare astratto nella didattica in aula può avere una sua concretezza e praticità nel mondo virtuale ed entusiasmare pienamente le persone sia in ambito scolastico sia in ambito professionale.
È, comunque, fondamentale ricordare che l’utilizzo delle applicazioni immersive non sostituirà completamente l’esperienza reale. Si tratterà di trovare il giusto equilibrio tra l’uso di tecnologie virtuali e l’apprendimento in presenza, pur con una evoluzione degli stessi spazi fisici e delle modalità di insegnamento. Le applicazioni immersive viste, in questo modo, possono risultare un complemento prezioso della didattica tradizionale offrendo un’esperienza di apprendimento e di collaborazione unica. Sarà quindi importante bilanciare l’uso di queste tecnologie con metodologie didattiche solide e soprattutto con una progettazione curricolare appropriata, che tenga in considerazione sia le potenzialità sia i limiti e i condizionamenti che tali tecnologie pongono, in modo da limitare i rischi e massimizzare i benefici che si potranno ottenere.
In conclusione, affinché una qualunque attività formativa abbia una speranza di coinvolgere le persone, di produrre conoscenze profonde o di consentire il trasferimento delle competenze nel mondo reale – tutte caratteristiche di un apprendimento significativo e tutte essenziali per formare adulti informati, competenti, etici e riflessivi -, abbiamo bisogno di trovare i modi per considerare gli aspetti emotivi dell’apprendimento, indipendentemente dagli ambienti e dagli strumenti che decideremo di utilizzare.